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Antonino Sapienza

 

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RICORDI INTERIORI

Rivista Provincia Regionale di Siracusa Opera in Copertina del Pittore Antonio Sapienza

 

ATROLABIO DIVULGAZIONE D'ARTE E CULTURA di ALDO FORMOSA e P. FILLIOLEY.

 

PAESAGGI INTERIORI Siracusa 16 APRILE 2014

PAESAGGI INTERIORI

Siamo qui a ricordare con una prima retrospettiva un artista siracusano che ha vissuto silenziosamente nella città lasciandovi però, con le sue opere, un segno indelebile.

Tra chi lo ha conosciuto e frequentato per anni e oggi purtroppo non è più qui tra noi come Piero Fillioley, già da tempo Antonino Sapienza era un artista dimenticato.

Certo, lo dice un noto proverbio: “ Nemo profeta in Patria”, ma a questa maledizione cui in Italia è difficile sfuggire, si è accompagnato un carattere fiero e orgoglioso di non chiedere, incapace di compromessi, di “scambi” patentati magari da una tessera politica.

Un uomo tutto d’un pezzo Antonino Sapienza, che nella sua vita ha affrontato una grande tempesta che avrebbe potuto stroncarlo, ma che ha doppiato brillantemente grazie al suo “Secondo Ufficiale”.

Questo vocabolario è allusivo alla prima vita di Antonino Sapienza, vissuta sul mare, fin da giovane in un mestiere tecnico e rude, vissuta per necessità familiari e già affrontata con nel cuore un’ urgenza profonda di poesia.

Punto cruciale di questa prima vita una stabilità economica costruita col sacrificio della vita in mare e che non lo appaga nella sua parte più intima, ma la stabilità viene messa alla prova dei sentimenti.

Nell’enorme travaglio umano Antonino Sapienza sceglie le vie più conciliabili con la poesia che gli urge nel cuore e nella mente: si trasferisce in terraferma e in Ortigia si inventa un nuovo lavoro, fa l’artigiano corniciaio.

Accanto a lui cresce così una bella famiglia umana con l’aiuto solidale del suo “Secondo Ufficiale”, la moglie. Una donna sensibile ed innamorata che ha capito questo uomo così poco incline ad aprirsi ma che per lei e per la famiglia aveva lasciato un lavoro certo e remunerativo, riconoscendogli ampi spazi e soprattutto una comprensione infinita che permetteranno ad Antonino di spiccare il volo verso tutti quei sogni e desideri che erano stati fino a quel momento compressi del tutto dentro di lui.

Così le ore nella bottega sono sempre di più perché al corniciaio si affianca il pittore che, timidamente, sfruttando ore diurne e notturne, sfoga quella poesia che da sempre urge in lui.

Questa necessità lo ha portato, nell’estremo riserbo della sua natura, a colmare da autodidatta le lacune artistiche dei suoi studi giovanili; leggendo e riflettendo, guardando e analizzando immagini e testi che lo potessero far entrare nel mondo dell’arte.

E’ questo un mondo composito e sfaccettato in cui non è facile aprir porte o vedersele aprire.

Un mondo in cui un percorso di studi scolastici non apre necessariamente una via e dove neppure il talento talora la spunta.

Anche in questo mondo esistono “scorciatoie”, ma queste Antonino Sapienza non le prende neppure in considerazione tale è la purezza della sua vocazione e del suo lavoro.

Procedendo ed avanzando con il metodo migliore:interiorizzazione e rielaborazione, nella sua preparazione avida, da autodidatta fa entrare immagini e testi classici, ma anche quella parte di contemporaneo logisticamente collocata più vicino a lui.

Stringe amicizia e frequenta, in Ortigia, concittadini attenti anch’essi ad istanze poetiche, penetrando negli stili e nelle idee, condividendo parole, pensieri, segni, immagini.

E’ questo un lavoro di attento apprendimento, di profittevole interesse, verso innumerevoli forme artistiche ed innumerevoli caratteri umani.

Antonino Sapienza da tutti apprende e rielabora, ma quando, incessantemente, muove il suo pennello non è possibile rintracciare, nelle linee, nelle pennellate, nei colori, nei soggetti nulla che ci conduca ad un altro nome, ad una scuola, ad uno stile inequivocabile.

Chi frequenta l’Arte, ama vederla e “gustarla”sa che ci sono autori molto diversi accomunati sotto la semplice etichetta di “pittore”. Ci sono quegli autori, come Dalì che ci rimandano sulle tele il frutto di incessanti elucubrazioni nate dalla fantasia colta e intellettuale, a cui anche beffa e irrisione possono non essere estranei. Ci sono autori come Modigliani che hanno un’urgenza di creare artisticamente che letteralmente li “divora”, fino ad annientarli, i quali, non avendo salute per scolpire come vorrebbero passano al pennello, ossessionati da forme e figure umane ataviche, guidati da un talento che erompe al di la di ogni possibilità di ragionamento; la realtà entra in loro e si deforma per diventare quella di quell’autore, solo sua.

Vedendo quella sua realtà, che è fisica e non metafisica o surreale come quella di Dalì, molti si chiedono se non avesse un problema di vista o che, a ritrarre tutti con quei colli da giraffa. Ma questa dei “colli lunghi” è la sua visione poetica, né più né meno di quella che spinge Ungaretti, dopo aver letto i poeti delle parole descriventi o narranti, delle frasi compiute, all’ operare “ermetico” dove toglie quasi tutto, isola le parole, certo non per ignoranza, ma perché quelle scelte siano più fortemente leggibili e imprimentisi nell’anima del lettore.

Anche qui una realtà alterata, ma non surreale, vera, semplificata e dolente, nel caso di Ungaretti, più passionale od ironica in altri autori.

Ci sono poi artisti descrittivi, primi fra tutti i ritrattisti, si rivolgono al vero, descrivendolo al meglio delle loro capacità : dai “Fiamminghi” a Raffaello, da Moroni ad Annigoni, ad Andy Warhol siamo nell’ambito di chi guarda la realtà e ce la ripropone con una sua “cifra”, realistica, iperrealistica, informale, pop.

La poetica sta solo nell’interpretazione di un soggetto, umano o meno (le nature morte) vestito della propria capacità d’interpretazione.

Poi ci sono artisti figurativi poeti in cui la figura umana, il soggetto ornamentale o altro sono solo il pretesto per tirar fuori un grumo poetico che urge e che canta nella loro anima.

Questi autori possono essere ironici o tristi, allegri o solo sereni, ma comunque tratteranno i loro soggetti “poeticamente”, qualcuno può mantenere qualche contatto con la realtà, qualche altro no, Antonino Sapienza fa parte proprio di questi artisti “poeti” dediti ad elaborare dai loro pensieri un canto lirico che al posto delle parole modula segni, pennellate, colori.

Da questa urgenza poetica e da questo puro connubio di una mente che incessantemente guida la mano a pescare a fondo, nella parte più intima dei propri sentimenti, a dipingere quelle visioni”quei paesaggi” di cui quest’uomo si è “nutrito” durante la sua vita terrena.

Più fortunato di altri, al suo nascere al mondo umano. lo ha accolto Ortigia , una terra antica egualmente selvaggia e patria di civiltà millennarie, che della natura originaria ha conservato tanto, dal mare alla fonte Arethusa, ai papiri, alle paludi che aggallano salmastre accanto ai vecchi binari ferroviari che conducono alla città.

Di questa terra, del suo silenzio rotto solo dal vento, del suo calore bruciante legato alle lunghe ore assolate, Antonino Sapienza è stato il composto e discreto cantore.

Laddove altri vedevano nubi, polvere, sporcizia egli spandeva un manto di elegiaca poesia che i suoi medesimi organi visivi adagiavano sulla realtà che riportava poi, trasfigurata sulle tele.

Antonino Sapienza è un cantore, come un antico Aedo, della natura incontaminata, di scenari umani semplici ed essenziali, di sentimenti che caratterizzano da sempre l’indole umana.

E’ come un cantante di stornelli la cui voce abbia il nitore e la purezza del canto di una cincia.

Come se egli abbia guardato il mondo inforcando un paio di occhiali dalle lenti pastello, che mutano di tono alzando o abbassando la testa o col cambiare della luce secondo le stagioni.

Talora la sfumatura è cilestrina, talaltra rosata, in altri momenti ancor più dorata e solare lambisce i toni dell’arancio,

Ma sempre dai suoi paesaggi esce un mondo, quello della sua terra, racchiuso in una Koinè elegiaca di radiosa e sincera felicità di essere e di appartenere a quella terra di Ortigia.

Felicità che Antonino Sapienza aveva trovato nel suo studio, nella compagnia degli amici fedeli del suo Cenacolo, nella preziosa compagna di vita, nelle figlie.

Questa sensazione di ottenuta e appagata felicità nella congiunzione del mondo degli affetti con quello della passione artistica gli hanno colmato la vita.

Appartato del tutto dalla realtà più dura e sgradevole della quotidianità umana egli viveva costantemente immerso nell’arte che era per lui nutrimento e stimolo a proseguire, a dipingere, sempre, per non lasciare il “suo mondo”.

I dipinti ora esposti, sono solo una parte del corpus di quest’ autore, vogliono essere un primo omaggio alla devozione all’Arte che Antonino Sapienza praticò per tutta la sua vita.

L’impegno dell’Associazione culturale “ Il Cenacolo” è quello di ricostruire l’intero iter dell’opera di quest’autore per giungere a redigere un catalogo ragionato completo della produzione artistica e proseguire con studi sistematici sulla lunga carriera artistica, schiva e riservata, appartata dal mondo reale, racchiusa nei limiti sicuri e infiniti dell’interiorità di un’anima che vive di poesia.

Firenze, 2 Marzo 2014 Emanuela Catalano

Copyright: www.artemanuela.it

Paesaggi interiori Convento del Ritiro Via Mirabella 16/04/2014

 

 

Scrivo queste poche righe per via del
principio e della fine.....di ogni nostro
vissuto su questa terra...

 

L'arte mi aiuta a vivere e mi ricorda di resistere ...per un nuovo giorno.

 

Antonino Sapienza

 

 

 

 

 

 

 

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